Gino Castaldo

"la Repubblica", 19 novembre 1999

A "Nel blu dipinto di blu", meglio conosciuta come "Volare", è toccato un destino unico nella storia della canzone italiana: essere molto più che una canzone, piuttosto uno spartiacque, un segnalibro dei tempi, uno di quegl'indicatori che scandiscono irrevocabilmente un prima e un dopo.
Prima c'erano ancora mamme e vecchi scarponi, malinconie strapaesane e lune contadine, dopo c'era la modernità, spalancata all'improvviso davanti agli italiani nel breve spazio dei tre minuti che dura una canzone, dal palcoscenico di un festival che in quegli anni era più che un semplice specchio dei sentimenti del paese.
L'Italia, in quei giorni, stava appena scaldando i motori del boom economico. Era ancora un paese in bianco e nero, ed appena si intravedevano le promesse di benessere che il consumismo stava portando a colpi di elettrodomestici e rock' n'roll. Ma c'era bisogno di una scintilla, di una visione capace di rivelare ciò che era ancora sottotraccia, assopito nella brezza delle trasformazioni che di lì a poco sarebbe diventata un ciclone.
Il blu fu un segnale inequivocabile: il cielo, il volo, il colore, una surreale e liberatoria istantanea proposta da una bella sfacciata faccia di italiano del sud con lo smoking bianco, le braccia spalancate da un impeto di generosa esuberanza, un sorriso che non ammetteva discussioni.
Il miracolo avvenne grazie all'intuizione di due giovani spiantati che cercavano fortuna e riscatto nella Roma dello spettacolo alla metà degli anni cinquanta. Franco Migliacci, mantovano di nascita e toscano d'adozione, era sbarcato a Roma, attratto dalla possibilità di combinare qualcosa, attore, disegnatore, chissà, e aveva conosciuto Mimmo Modugno, pugliese, erroneamente ritenuto siciliano, che portava dal sud una straordinaria energia e un suo personalissimo stile da cantastorie popolare che solo in pochi apprezzavano. Ma seguiamo passo passo la leggenda. Ne vale la pena.
Per incredibile che possa sembrare quello di "Volare" è il primo testo scritto da Migliacci. Tutto iniziò una calda domenica di luglio del 1957. Modugno, che già possedeva un'automobile, doveva passare a prendere l'amico per andare a Fregene, ma non rispettò l'appuntamento. Scocciato, Migliacci se ne restò a casa e per disperazione si scolò una bottiglia di Chianti e si addormentò. Al risveglio, nella confusione del dormiveglia, si soffermò su due stampe di Chagall che erano sulla parete di fronte al letto. Erano "Le coq rouge" e "Le peintre". Cominciò a fantasticare e poi di getto buttò giù alcuni versi: "di blu mi sono dipinto, di blu mi sono vestito… per intonarmi al cielo, lassù nel firmamento, volare verso il sole… e volare volare felice più in alto del sole e ancora più su, nel blu dipinto di blu". Per quanto offeso mostrò la sera stessa i versi a Modugno, che da tempo gli chiedeva di scrivere versi per una canzone.
Sembra che Modugno in quella prima bozza riconobbe subito l'orizzonte di successo.
Ci lavorarono per mesi, fino ad essere pronti per il fatidico febbraio del 1958, dove li aspettava il palcoscenico di Sanremo.
L'effetto fu deflagrante. Una canzone che cominciava come un sogno ed evocava astratti voli verso il cielo non si era davvero mai sentita. Ma sicuramente una parte del miracolo fu dovuta all'esebizione di Modugno, un'immagine ancora saldamente impressa nell'immaginario canoro-televisivo degli italiani. A braccia spalancate, il viso sognante ed aperto, Modugno la interpretò come se lui stesso in quel momento stesse liberando un vulcano contenuto a fatica. Trasformò quell'immagine di volo in un grido liberatorio al quale come d'incanto si associò il paese intero. L'Italia poteva finalmente decollare.
E che l'esibizione fosse determinante lo conferma il fatto che nessuno ricorda più che al festival Modugno era in coppia con Johnny Dorelli.
Il trionfo fu immediato, esplosivo. La canzone possedeva una contagiosa energia, e per quanto aliena, fu riconosciuta da tutti, anche dalla platea più tradizionale. Era il nuovo di cui, anche senza saperlo, tutti avevano bisogno. un istante prima non la conosceva nessuno, un attimo dopo era sulla bocca di tutti. E non solo in Italia. L'effetto Volare si propagò magicamente in tutto il mondo, da New York a Karachi, a tutt'oggi la più nota canzone italiana nel mondo, reinterpretata in continuazione in ogni stile immaginabile, dal flamenco dei Gipsy Kings allo straziante e vellutato soul di Ray Charles.


Il testo di "Nel blu dipinto di blu"

Penso che un sogno così non ritorni mai più:
mi dipingevo le mani e la faccia di blu,
poi d'improvviso venivo dal vento rapito
e incominciavo a volare nel cielo infinito.

Volare...oh, oh!...
cantare...oh, oh, oh, oh!
nel blu, dipinto di blu,
felice di stare lassù.

E volavo, volavo felice
più in alto del sole ed ancora più su,
mentre il mondo pian piano spariva
lontano laggiù,
una musica dolce suonava soltanto per me...

Volare...oh, oh!...
cantare...oh, oh, oh, oh!
nel blu, dipinto di blu,
felice di stare lassù.

Ma tutti i sogni nell'alba svaniscon perché,
quando tramonta la luna li porta con sé.
Ma io continuo a sognare negli occhi tuoi belli,
che sono blu come un cielo trapunto di stelle.

Volare...oh, oh!...
cantare...oh, oh, oh, oh!
nel blu degli occhi tuoi blu,
felice di stare quaggiù.

E continuo a volare felice più in alto del sole ed ancora più su,
mentre il mondo pian piano scompare negli occhi tuoi blu,
la tua voce è una musica dolce che suona per me...

Volare...oh, oh!...
cantare...oh, oh, oh, oh!
nel blu degli occhi tuoi blu,
felice di stare quaggiù.
Nel blu degli occhi tuoi blu,
felice di stare quaggiù,
con te!