Massimo Mila

"L'Espresso" 18 marzo1956. " - Cronache musicali 1955 -1959"
G. Einaudi Editore - 1959


... C'è un'eccezione in Italia, e conferma la regola, perchè è uno che non scrive per la radio, e un suo pubblico, magari piccolo ma reale, ce l'ha.
E' Modugno, che quest'anno è arrivato in finale a Sanremo con Musetto. Non fu premiata, giustamente, perché non è una canzone da Sanremo, e d'altra parte, per adattarsi alle esigenze di Sanremo, non è nemmeno una vera canzone di Modugno. Ma Modugno è una forza della canzone italiana: salvo errore od omissione, possibilissimi, data la nostra scarsa stima del campo, la sola briscola che noi italiani si possa opporre a fatti come la canzone francese o il blues dei negri d'America.
Mi dicono che non è affatto uno sconosciuto, e che ha una cerchia di appassionati estimatori. Tuttavia ho l'impressione che non ci sia resi ben conto del fenomeno di questo chitarrista siciliano che, ignaro delle note, improvvisa le sue canzoni nel canto, riportando la creazione musicale alla verginità dei tempi omerici, quando non c'era distacco tra la composizione e l'esecuzione. Nella sua invenzione melodica confluiscono tumultuosamente ogni sorta di detriti popolari del bacino mediterraneo, agli affioramenti di schietti strati di musicalità popolare si mescolano movenze canzonettistiche di ballabili moderni, echi di banda municipale, come quella che dirigeva Mascagni a Cerignola, e spunti operistici nazionali: Rossini dà il braccio a Duke Ellington, e tutta questa baraonda è fusa come una lava nel fuoco di un contatto schietto con la realtà.
Vergine musicalmente, Modugno non è affatto un incolto. Abbia o non abbia fatto studi regolari, è un uomo letterariamente aggiornato, fornito di opinioni politiche precise; fa, con puntiglio e passione, l'attore di prosa, e recita in spettacoli d'avanguardia, larghi di soddisfazioni morali.
In questo connubio di primitivismo e di cultura sta probabilmente la ragione della sua forza. Se fosse musicalmente scaltro come lo è letterariamente, scriverebbe canzonette da Sanremo, e perderebbe ogni aggancio con la realtà. Se fosse incolto in tutto come lo è in musica, probabilmente le sue invenzioni non andrebbero oltre la curiosità di certi cantastorie paesani. Invece ogni invenzione di Modugno ha le radici nel mondo contemporaneo, sia che si tratti di non equivoche prese di posizione sociali, come nell'impressionante canzone del Minatore, sia che si tratti di un innocente e non polemico affetto per le creature umane, come nella Donna riccia, il maggior successo, finora, di Modugno, oppure per gli animali, come nella canzone del "ceccareddu 'mbriacatu", o in quella del gatto nero, o in quella, veramente omerica e antica, del pesce spada che si sacrificò per seguire, nel massacro della tonnara, la sua compagna. Il segreto del successo di Modugno sta semplicemente in questo: che in ognuno di questi quadri, nel modo di porsi di fronte allo spettacolo del mondo, nel taglio letterario come nella formulazione musicale, e prima di tutto nel timbro della voce, si avverte la presenza di quel fatto diventato cos“ spaventosamente raro, specialmente ma non solo nel mondo della canzonetta: un uomo.